Anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è indagato nell’inchiesta della Procura su presunti reati perpetrati ai danni della pubblica amministrazione che questa mattina, 16 luglio, ha portato all’arresto dell’assessore alla Mobilità Renato Boraso e all’esecuzione di una ventina di misure cautelari nei confronti di altrettante persone coinvolte, tra amministratori, pubblici funzionari e imprenditori. La Guardia di finanza ha avviato anche una serie di perquisizioni nel Comune di Venezia, nella sede del gruppo della mobilità lagunare Avm/Actv e anche a casa di Boraso, ed eseguito il sequestro preventivo di una somma superiore ai 2 milioni di euro. Come riferisce il Corriere della Sera, citando fonti della Procura, il sindaco Brugnaro ha ricevuto l’avviso di garanzia nell’ambito degli accertamenti che la procura sta effettuando sulle trattative di vendita all’imprenditore del Singapore Chiat Kwong Ching dell’area dei Pili, e sul blind trust che gestisce il suo patrimonio. La zona si trova all’imbocco del ponte translagunare Mestre-Venezia, ed è molto inquinata dalle lavorazioni di Marghera. Fu acquistata da Brugnaro nel 2006, per 5 milioni di euro, con un’asta del Demanio di cui fu il solo partecipante. L’area ha successivamente acquisito valore quando è stata individuata dal nuovo Piano comunale urbano di Mobilità sostenibile come potenziale sede del nuovo terminal intermodale e di un nuovo palazzetto dello sport. La società è ora controllata da Porta di Venezia, il blind trust di diritto newyorkese a cui Brugnaro ha affidato tutte le altre aziende e e partecipazioni – come Umana e Reyer.
Di cosa è accusato Boraso
I militari della Finanza hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette di arresti domiciliari, per altri sei indagati è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi. In tutto le persone coinvolte sono 18, tra cui il direttore generale dell’Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti del Comune, Fabio Cacco. Oltre a Brugnaro, sono indagati anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini. L’assessore Boraso è accusato di corruzione, riciclaggio e falsa fatturazione, nell’ambito di una indagine nata nel 2021 dopo un esposto sull’uso di alcuni terreni alla periferia di Venezia. Dopo la segnalazione, le indagini sono iniziate nel 2022, e la Procura è convinta che l’attività illecita di Boraso sia proseguita fino ad oggi, nonostante il politico fosse venuto a conoscenza del lavoro della magistratura. Sotto la lente degli investigatori è finita l’attività come consulente dell’ex presidente del Consiglio comunale. «Abbiamo iniziato con le intercettazioni per poi passare ai riscontri documentali grazie all’attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l’indagine. Stamane con ordinanza del Gip abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti», ha spiegato in conferenza stampa il procuratore capo Bruno Cherchi, sottolineando come dalle indagini sarebbe emerso che «si era messo a disposizione, da assessore ma con le sue svariate società, per attività che nulla avevano a che fare con la pubblica amministrazione, facendosi pagare con fatture per prestazioni inesistenti in modo ripetuto. Interveniva su appalti e servizi e modificando piani comunali a favore di diversi imprenditori, che poi lo pagavano».
Chi è l’assessore Boraso
Renato Boraso, 55 anni di Favaro Veneto, laureato in Economia alla Ca’ Foscari, dal 1993 ha lavorato come consulente d’azienda. Dal 1997 ha sempre seduto nel consiglio comunale di cui dal 2005 al 2010 è stato presidente, sedendo nei banchi dell’opposizione alla giunta di Massimo Cacciari. Alle elezioni comunali del 2015 si è presentato con una propria lista civica in appoggio al candidato del centrodestra Luigi Brugnaro, nella cui giunta è poi entrato come assessore. Nel 2020 era invece nella lista civica di Brugnaro ed è stato confermato in giunta.
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